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Pubblicata il 12/01/2003
Scorsi lo specchio nel lago, affacciatomi chiesi
all' entità riverberata nello strato cristallino :


"...Occhi Miei fratelli, penetrarvi non posso,
ma prodigatemi almeno eterno riparo,
nulla oserò se non accogliere con
estremo giudizio il fervore della vostra
sentita benevolenza..."


L' effigie riflessa a me rispose :


"...I Tuoi Occhi, come stelle cadenti splendon
gemendo sfavillanti scintille d' auspicio,
irridiate dal sole spento dall' opaca notte
precipitano sul mio costernato animo,
che erompe ora giubilante vigore cocente..."


Pian piano la carne del mio corpo cominciò
a tramutarsi in acqua, così presi per mano
la corrente d' aria, che poi leggiadra condusse
amabilmente tutte le anime al di là mondo.
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A dir poco estatica!
dialogo interiore altamente centrato nella
ricettività.. .come porta..come Apertura!

Molto bella e sentita.
Albachiara

il 13/01/2003 alle 11:45

Da leggere con piacevole musica in sottofondo

veramente bravo

L.

il 13/01/2003 alle 13:09