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Pubblicata il 09/05/2017
Appena fuori porta
ai margini di un vespasiano
ormai in disuso
distratto m'imbattei
in una lurida serpe pelosa,
stava strusciando alacremente
la mia presunta pazzia
su una fiammella
dalle ceneri bagnate
dai ricordi dolorosi e indelebili,
fatua poverina
ormai senza calcagni.
peccato, mi dissi, non assomigli
a quella donna
che si acclamò imperfetta
pronta a riconoscere
nella gentilezza altrui
ogni viscido interesse bramoso.
avrei voluto fermarmi,
anche solo il tempo
per la fine del mondo,
sussurrando a quella sterile luce
che il dispiacere si era fatto persona.
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