Fredda di nero la parete
lucciole sbiadite di tanto in tanto
a ricordare forse un dio stanco
la pelle sonora
s'attorciglia sui metalli sibilanti
di moto inerziale
e finestrelle subliminali
ogni tanto si aprono
alle direzioni opposte
ghignando
non oso immaginare
il silenzio che c'è lì
quando io non ci sono
e non oso interpretare
la stasi contemplativa
ove lei nuda
si contorce in mia assenza
la certezza dell'entrata
assorbe l'incertezza dell'uscita
ed il nero mi permea la mente
fino ad inchiostrarsi
nella china discendente
e tenebrosa
sospeso in un ossigeno morente
il panico angoscioso spadroneggia
e la santa velocità che m'ingloba
sembra l'ultima chance
verso sbiaditi paradisi
al di là della speranza