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Pubblicata il 23/03/2017
I vecchi del mio paese

sostano su panchine sverniciate

dipanando gomitoli di memorie

che risuonano come carte di caramelle

ripiegate nel taschino.

i vecchi del mio paese raccontano storie infinite,

all’ultimo raggio del giorno

che ascolta con stupore di bimbo.

sanno mutare i loro volti di pergamena

in fisarmoniche sognanti

che si accendono ad un cenno di saluto.

amano

narrare di tesori nascosti

sotto le “chianche” dell’antica piazza,

levigate da puledri in disuso.

e a sera

recitando giaculatorie sconnesse

si affidano ad uno scampolo di tempo

ormai liso come il loro bastone.

come scolari li conto ad uno ad uno:

che non se ne perda nessuno

inseguendo il residuo di un sogno!

20/10/1987
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Bellissima!

il 27/03/2017 alle 15:33

Io li vedo! Io li sento! Quei volti accartocciati a raccontarsi storie perse; e solo tra loro si comprendono, arrotando, tra denti mancanti e dentiere malferme, in un idioma ormai sconosciuto, avvenimenti avvenuti solo nella fantasia. Testimoni di quel che mai più sarà e custodi di un epoca: quanto avrei voluto prestar loro maggiore attenzione! Quanta nostalgia dei soli del Sud e delle chianche dai mille usi! Che bella poesia ho appena letto! Brava.

il 30/03/2017 alle 20:53

Sono assente dal sito da diverse settimane, ma oggi sono felice d'essere ripassata per vedere se qualcuno si fosse interessato ai miei adorati vecchi...grazie di cuore...McGallett, Marcello, Alessio, Bandini...

il 03/04/2017 alle 11:52