A quelli a cui sono caduti
gli occhi
e li rialzano appena
ad un "reading poetico"
non rimane che spalancare
parole,
srotolarle sul tavolo di un aperitvo,
sempre poetico, per carità!
e non sia mai che scappi
un rutto, tra un lemma e l'altro,
in tanta compostezza
che divora polpa
snocciolando ossi di verità.
a quelli, che siccome piove,
porgono la parola
che faccia vibrare la goccia,
che non sia mai la goccia di piscio
che si asciuga nelle mutande
di uno, che sulla strada,
ha piovuto urina
nell'angolo lercio del degrado urbano.
come si dice piscio in inglese, piss?
chè, se tanto mi dà tanto, prima o poi
si farà un bel "piss poetico".
occhi appena fino al bordo
di una pagina
a decantare a labbra socchiuse;
non si sa mai spunti il canino ingiallito.
bocche a sorseggiare il mondo
come cocktail di atrocità
non scritte
a bilanciare aromi e sapori
sul palato molle della poesia.
e dentro, un rutto imploso
di verità.
" I bicchieri eran vuoti,
la bottiglia spaccata,
il letto spalancato
e la porta sbarrata".
ii luogo della poesia
non è un luogo,ma un fetore,
un profumo ancora da nominare,
mentre restiamo nudi fra le cose
e ce ne lasciamo abbracciare.
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*Non a caso cito un verso di Prevert che fa riflettere.