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Pubblicata il 07/03/2017
Qualcuno ha scritto: "L'amore non è un destino, ma un compito" e questo ben lo sanno le donne, che spesso all'amore sacrificano tutto. Sono partita da un fatto di cronaca della guerra, per arrivare ai giorni nostri in cui ancora le donne continuano a morire per quel compito che per loro è cura e dedizione e spesso rimangono intrappolate nelle maglie del possesso o del disamore. Mi sono soffermata sull'etimologia del nome donna in senso biblico: Il nome "donna" ('ishshah) viene considerato come forma femminile di ish (= maschio). L'intendere donna come "maschi- a" indica una relazione essenziale: sia per origine che per finalità, la donna costituisce una unità con l'uomo. Partendo da questo significato considero che invece l'uomo e la donna siano due alterità e che ciascuno, in quanto donna o uomo abbia la propria specificità. E' essenziale capire questo, quando il contrario ha portato a percepire la donna come possesso.

nel sobbalzo epocale
spersero .le gerle,
lo sfalcio della stagione buona.

portatrici carniche
fino in prima linea
e poi fiori da deporre
o medaglie da appuntare
al petto.

ma intanto dimmi:
come sono morta ancora?

portando munizioni
o lungo un canale, nuda
o fra le mura di una casa
che nascondeva
arsenali di vendetta?

o forse franando
nello strazio del restare,
comunque restare?

dammi un sillabario vergine
su cui riscrivere don- na,
libera dalla genia della colpa
e dai chiodi del dovere

sono Ishshah
derivata dal fianco
che mi volle schiava,
condannata a nascondere
desideri in seno.

invano sollevo il velo
del rito che ci unisce
ho una gerla d'ortiche sulla schiena,
ma nelle mani,per te,uomo mio,
ho sempre un fiore.
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Il titolo è "Gerla di pensieri spersi, fuori da date (come fiori non di mimosa) quì il refuso , dopo la pubblicazione non si può correggere.

il 07/03/2017 alle 17:17