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Pubblicata il 05/03/2017
Quegli scricchiolii che senti di notte
sono del legno che respira,
per l'aria che riempie le fessure.

ora so che il legno è vivo
per gli spazi vuoti che concede.
ora so che non sono assoluta,
ma un reticolato fitto dentro cui avvengo.

se smaglio la rete,
risalendo dal petto fino alla gola,
nel vocio del mondo straripo.

indifferenziata voce, crotalo senza canto
con gli occhi dislocati e un'erranza ovunque,
senza indizio.

divenire che mi sforma, mi sottrae o mi espande:
congegno di dissipazione nei tagli.

ceduo che governa il ricaccio di gemme latenti
sacrificando chioma: impietosa morte,
ebbrezza dello spacco.

ricongiungere, anello su anello,
il tronco vivo, vorrei,
per sentirlo respirare oltre le fronde.

chè il crepitio del legno
è la riottosa voce dell'albero sacrificato al taglio,
orfano di radici.

la mia voce inconfondibile il prana del mio intimo giardino,
l'acqua del midollo della mia appartenenza
a diventare canto.

in questa notte che sfronda e svela,
in questo buio di silenzio e radici che mi invadono
e risalgono fino alla bocca.
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