Affratellati da la stessa carne?
uniti ner medesimo destino?
me riccommanno, annamoce pianino;
stamose carmi e voi, stateve carme!
quarcuno ha detto: -Tutti siam fratelli.-
io che so’ onesto, me sta pure bene.
ma nun pensate che, in fonno conviene
mettese a sede’ e fa’ du’ contarelli ?
tanto pe’ comincià nun è la stessa!
e questo ammetto, è un libbero pensiero.
ce so’ ommini bianchi come un cero
e artri ancora color callalessa;
piccoli, arti, oppure magri o grossi;
gialli de pelle da sembra’ un limone,
artri olivastri, d’ogni religgione,
e pe’ conclude, arcuni -pochi- rossi.
‘Ste razze, abbitatori de la tera
ve pare forse che so’ affratellati?
privatamente o in veste de sordati
se so’ fatta la guera in ‘gni maniera.
li bianchi contro de la razza gialla;
li rossi contro bianchi e contro neri
e questo dar principio fino a ieri
sol pe’ la diferenza de pensalla.
affratellati? Sì, ma ne la guera,
e no ne l’aiutasse ner bisogno.
dichi che l’òmo pò cammia’? Ma è un sogno
sarà sempre la stessa tiritera!
a inciafruja’ ‘sta gente colorata,
coprisse tutti co’ lo stesso tetto
sarebbe come ave’ er nemico a letto
e, pensa si ché cacchio de insalata!