finito,
ormai da tempo, è
l'inverno
di attese,
occluso
nei tuoi dondolii
del mio confuso
amore.
la Ragione
scagliata come
un cane da guardia
verso me,
ladro inconsapevole
della tua essenza.
folle,
di una follia
pura
chiamata immaginazione,
l'immaginarti felice
con me.
l'immaginarmi
felice con te.
l'immaginare
fosse solo
un sogno,
quel pesante
dolce e fanciullesco fardello
che è in me
e che con me
sempre porterò.
eppure,
non era finzione
quella bellezza,
l'accarezzare
i tuoi seni,
baciare, forti,
i tuoi pensieri.
abbracciare
quelle perle
condensate
nelle tue parole.
reale
era sentirti,
berti,
piangerti,
sorriderti,
specchiarmi
nel tuo lago,
che interiore
fuoriusciva
in docili fontanelle.
tu,
tu mi hai fatto sbranare.
io,
io ho lasciato
sanguinare le mie illusioni.
ora
che vedo seccare
questo rosso liquido.
ora,
che vedo imbrunire,
nel muro
della mia immobilità,
i sentimenti
lanciati a te
come piume danzanti,
chiaro si fa il
tuo temermi.
ora,
appieno colgo
la tua Ragione.
adesso
che la gabbia
delle scelte
stringe le mie corde,
limpidi ora
si fanno
i lacci
che, uncinati,
stringono la mia mente,
confondendone
anima e cuore,
ti vedo impressa
come un'evanescente
oasi
e non capisco
più,
dove possa
andare a riposare
la realtà
di in un'illusione
e dove possa
svegliarsi
la figlia
di una passione.
rotolano come biglie,
rumorosamente
nel tavolo della vita,
come due figure
umane ben strette tra loro
a formare
una magica sfera,
le mie contraddizioni,
che ti abbagliarono
di illusione,
che mi
illudono,
ogni volta,
con
il loro reale bagliore.
sono solo verità
orbe d'azione,
triste epilogo
di Universale Amore.
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