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Pubblicata il 12/07/2016
Dall’altra parte del muro
c’è il tuo cappotto grigio
poggiato ad un chiodo sbilenco
s’un velo di paglia leggera,
sa di fumo e lavoro,
tabacchi Virginia finemente pressati
da mani leggere:
nemmeno una goccia d’azoto
lasciata cadere dal cielo
sarebbero pronte a patire!

l’abbaglio del buio
è giunto un po’ prima,
nemmeno avesse fretta
d’incuter paura ai bambini,
forse aveva paura anche lui
di non trovar spazio
nel traffico ansioso di piccoli uomini
cresciuti da bambole di smog,

non c’è pazienza stasera
sul legno che scricchiola
sotto il tuo peso impalpabile
che poggia la tua disperazione
su tovaglie sbiadite da scacchi di nostalgia
e mani che puzzano
di vergogna e ribrezzo
soltanto celato
dal tuo orgoglio di padre.

ritorni a passare il tempo passato
in una zuppa d’acqua e silenzio
ed un bimbo che osserva
le mani callose,
graffiano l’aria di primavera
più d’ogni singola voce stridente
urlata in un cielo
che è sempre più tuo.

e la tua bocca
scontrosa d’amore rubato
contandoti i denti
in un mite sorriso d’annata.
1915, il novello pregiato
regala due gocce di sé
alla terra bagnata di rosso
pronta a partorire
l’ennesimo sputo anonimo
ritorto nel tuo fazzoletto.
e’ macchiato di barba,
sgualcita
tra le dita gialle
nel primo sospiro di Lido
che senza filtro
annega di spine il tuo petto,
l’ultimo
te l hanno negato
nell’ unico giorno imperfetto
che avresti vissuto.

ma che ne sapevo,
che ne sapevi,
del vespro bugiardo,
sospende un istante
qualsiasi stanchezza
da muovere a scatti il palato.
che ne sapevi
del peso leggero
della tua voce
ai miei sogni straziante
di vecchi sospetti:
“Lo avevi davvero ammazzato?”
volessi
potresti privare
di nuovo di vita.
attento ai tuoi peli indomati
m’arriccio col grugno
ancora impotente
al chiarore di sguardi da uomo.

non volevo dirti questo.
di vita ne dai!
non volevi dirmi questo.
mistero di biro
che guida la mano
a suo fare
che nemmeno le spezie potenti
dei tuoi Santi da comodino
sarebbero pronte a domare;
traccia
nel tuo silenzio
e nel mio
un profilo sfocato
più bello di quello di Dio
che aspetta in eterno il suo turno
e piega il suo capo
(sa che deve)
e poggia il suo scettro,
sul pezzo di cielo
sepoltoti accanto.
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RIPROPOSTA...MOLTO TEMPO DOPO.

il 14/07/2016 alle 01:00