agli albori dell'autunno
le fronde lacustri ingiallirono
quanto mai prima
i respiri urtarono contro l'aria di pietra
aspettando che il giorno
racchiuso nei pugni color del grano
presto si fosse sopito
.....e in alto,le ali degli uccelli
ultimi,dallo stormo che s'affretta
ne avessero gettato il tepore rimasto
oltre gli argini del tramonto.
la luna ora potei toccarla nella sera muta
vederla rifulgere decisa sulle acque immobili
e i pizzichi d'ombra imprimere al cipiglio
d'un viso cadente il proprio abisso
prima che la collina irta m'accinsi a risalire.
fossero state le tue labbra amor mio
a incatenare il tempo fermandone l'usura
in quelle terre riarse
dove gli invasori ingraziarono l'accidia della spada
e io propinquo ai tuoi fianchi
cingevo ancora contratte le mie braccia puerili
cercasti allora dietro al pertugio
di una maschera indolente
il candore dello sguardo propeso alla lacrima
d'anteporre ad una fredda notte d'infido amore
così anche i baci che si rincorsero
vennero da noi ritratti
con la stessa vivida intelaiatura dei sogni.
ci fu l'aurora sulle scogliere morse dal mare
e prigioni d'argilla a importi la resa
quando l'orizzonte spazzò via
ogni minima mia parvenza
ecco dunque l'amaro sapore dell'addio
insinuarsi tra le dita arcuate e le ginocchia prostrate
stando lì,volto alla polena d'arciere marcata dai venti
a comporre il desiderio del tuo ardore bruciante
fino alle ruggini della mia memoria.
forse non restò altro
che il sol proferire dell'idioma
di quelle parole impetuose come un'onda bruna
cui l'amore pervio ne forgiava il contenuto
perché seppi in cuor mio
d'averti per sempre perduta.