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Pubblicata il 30/05/2016
ti guardai perduta
nei miei monosillabi d'assenso
istruiti d'amore

ci irrigidimmo
nell'afflato dei venti
che ergevano fuori dai fossi
dove le viole ai loro scrimoli
incrinavano il fusto sottile

consapevole già allora
che le tue mani protese
non avrebbero mai raggiunto
i vortici muti dei miei tormenti.

in questo giorno
non dissimile da molti altri
evidenzio l'apogeo
di una qualche orbita morente
cui il nucleo
È il mio corpo martoriato

ora,
vorrei solo che nella notte
dagli occhi dritti e scrutatori
lasciaste che s'adombri la luna
e mi deponiate ad essa
come un suo sigillo invalicabile

e uccidetemi,se potete,le stelle
vi chiedo,supplicandovi
per indurmi ad un nuovo guardare
e ad un nuovo vivere
lontano dal mio capezzale
colmo di luce errante
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Molto ben composta!

il 30/05/2016 alle 20:55