Bagliori di fuoco, si ammantano di cenere mentre affondi il tuo iride cangiante
verso i confini del mare.
una trama di sabbia ti lambisce l’anima e non osi riporre le tue mappe segrete, e i cerchietti rossi dei lidi,
e le anse che avresti voluto esplorare
tenendo la tua sirena per mano.
tumultuosi grovigli di passioni,
figure sorte dalla penombra,
di cui a stento se ne intravedono i contorni
difficili da sedare, sono aghi sottili di notte,
quando non dormi e non sogni,
quando non parli e discorri,
quando ad occhi aperti vedi Nereidi avanzare,
e mani e volti di antiche compagne di voli
si protendono verso il tuo viso,
e ti scandagliano con compassione.
torna indietro,
lasciati condurre da Teti verso le acque del Chidro,
in questa notte abbagliata di stelle
e torna a sorridere alla Luna.
ti vedo ricurvo mentre incidi
le sillabe di un nome sulla sabbia,
e ti sfioro con la mano
e ti chiedo: perché / perché piangi, poeta?
“Quale dolore
ti è entrato nel cuore?”
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