Siede in tavola
il quieto timorante,
che osservante
rende grazie per la sua portata.
non conosce ciò che è in mezzo,
riconosce solo il primo,
quel che ha sotto al naso
non profuma di divino.
si nutre della terra, dice
ma la pianta è uno scaffale
i quali frutti son prodotti
riprodotti poi in seriale.
rimpiange i vecchi tempi,
ch'egli chiama i tempi d'oro,
quelli delle vere pelli
e del traffico d'avorio,
quelli della tradizione, che
per mia obiezione è sconcertante
come possa in un macello
voltarsi dall'altra parte.