La tenacia ripaga. La forza che non si possiede in principio, si conquista utilizzando e affinando le proprie doti...poi sarà una lotta ad armi pari. Ciao Sir.
Il libeccio, è un vento multiforme, può essere caldo o freddo, condurre le masse d'aria del sahara o della groenlandia, l'arbusto è lì, nessuno ce lo ha messo accanto a quel masso appena dietro quel dirupo, stà li, non chiede permesso ma non è protervo, si china si storta contorce e si sloga sino a che la chioma sparuta rasenta la terra ma è li..Parli di armi pari, Arlette, per me non è lotta; è l'unica maniera che ha l'arbusto per essere, se fosse cedro o giunco sarebbe diverso, l'arbusto puo essere solo perchè non si oppone al libeccio ma gli da ascolto lo segue, e ad ogni folata lo stria coi suoi rami scavezzati, anche se il vento non se ne avvede...Diversi modi Arlette di leggere le stesse tue intense parole....sergio
Esatto. Direi che è una di quelle pseudobattaglie in cui ogni elemento sa qual'è il proprio ruolo e gli apparenti attacchi sono sempre volti al vivi e lascia vivere. Resta il fatto che gli equilibri sono labili e qualche accortezza non guasta... sia da una parte che dall'altra. Ciao Sergio.
Hai scelto giusto arbusto-libeccio per un confronto di forza e difesa. Ognuno ha la sua caratteristica e adopera i mezzi che ha. Si potrebbe adattare a molti fatti-situazioni. Complimenti Fabio
Talvolta mi soffermo ad osservare la natura ed è evidente quanto la si emuli. Ci si misura con rese o attacchi, in un equilibrio tra danza e lotta, come farebbe lei. Peccato che l'uomo sia molto, molto meno equilibrato. Grazie Fabio.