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Pubblicata il 22/02/2016
Robert Swindon era una persona pacata.Forse troppo.
persino una qualità,se somministrata in un individuo in dosi eccessive può creare qualche problema.
associavo la sua voce al mare privo di onde in una giornata soleggiata.Ne un cambiamento di tono,ne uno sbalzo.In una sola parola lineare.
indossava un completo antracite,ben stirato,che male si intonava coi tratti del viso fanciulleschi.
non battè ciglio nel raccontarmi la sua storia.Privo di coinvolgimento,sembrava stesse discorrendo con me delle attuali condizioni climatiche.
eppure,analizzando il suo vissuto,sono certo che un altra persona,nella stragrande maggioranza dei casi,al suo posto avrebbe fatto non poca fatica a gestire l'ansia.
al primo anno di collage,il giovane Robert aveva abbandonato il bocciolo sicuro in cui aveva alloggiato sin a quel momento.Si chiamava Grace.Aveva i tratti del viso poco marcati,tipici delle persone che passano inosservate per la strada o nei negozi.Anche il colore dei suoi occhi e dei capelli,che portava legati in una coda,erano dei piú comuni: un castano scuro che diveniva molto simile al nero man mano che la luce veniva meno.Ma era speciale.Tra le centinaia di ragazze che affollavono i corridoi durante il cambio dell'ora era la piú bella.O almeno lo era per un paio di occhi:quelli di Robert.
ogni volta che lei le andava incontro sorridendolo,l'ammirava stupito.Per lui era un miracolo che si rinnovava ogni giorno.
si chiedeva spesso,cosa poteva averla indotta a scegliere proprio lui.Non figurava nella squadra di football ed era tutt'altro che polpolare.Non si sentiva nemmeno lontanamente carino,per di piú.Insomma era uno dei tanti.Inutile aggiungere che non gli riusciva di trovavare mai una risposta.
frequentavano lo stesso corso di botanica.Lui era solito guardarla di nascosto,dietro la barricata che ergeva col suo libro.Poi,semplicemente,un giorno lei occupò il posto vicino al suo,gli rivolse la parola,e dalla fotosintesi al chiedere quali fosseeo i suoi impegni per il fine settimana il passo fu breve.
le domande prive di risposta non avevano piú senso,quando lei era tra le sue braccia,con la testa poggiata sul suo petto.
erano felici,ovunque.Le circostanze e i luogi erano solo degli sfondi.
robert credette che lo sarebbero stato a lungo,forse per tutta la vita.Ma fu ingenuo.
non dimenticò quel pomeriggio di metà Dicembre in cui si era trattenuto a scuola qualche minuto in piú del solito per sistemare gli appunti.l'edificio pareva spoglio,privato delle grida dell'ondata di studenti che si riversava verso l'uscita.I ritardatari in giro si contavano sulle dita di una mano.Ne superò uno intento ad armeggiare col lucchetto del suo armadietto quando udí una voce familiare provenire da un aula sulla sua destra.Era la voce che dava un senso alla sua vita.L'avrebbe riconosciuta tra mille diverse.Leggermente sorpreso dalla circostanza,spinse il pomello e la vide...con lei c'era un tizio del quarto anno,un certo Mark che conosceva solo per sentito dire.Lei lo fissò con un espressione a metà tra la sorpresa e la frustazione di essere stata Interrotta.E allora Robert si sentí sprofondare in un abisso infinito,non fece niente.Disse una sola parola prima di voltarsi: scusa.
qualche mese dopo,Robert cercò lavoro in lungo e largo per autofinanziarsi la fine degli studi.Lo trovò in un ufficio contabile,in cui prestava assistenza subito dopo le lezioni.ben presto Robert divenne il passatempo preferito dei altri impiegati.C'era chi gli rimandava indietro il caffè per due o tre ordinazioni di fila.Altri,invece,facevano cadere quest'ultimo sulle fotocopie che,il malcapitato,aveva appena consegnato.In modo del tutto "accidentale" si intende.Un tizio tra questi,addirittura un giorno lo spedí in bagno a pulire i sanitari,sostenendo che fosse un compito che spettava all'ultimo arrivato.
sebbene si rese conto,sin da subito,di essere in giro,lui si limitava ad eseguire quello che gli veniva chiesto in silenzio.Poi arrivava la sera. Nel silenzio della sua camera,ci rifletteva sino ad autoconvincersi che fosse colpa sua.Che probabilmente aveva sbagliato qualcosa o approccio.
quando comprò la sua prima automobile,una piccola Toyota,Robert si sentí fiero di se stesso.Era una bella sensazione.Le angherie sopportate sinora,dal punto di vista lavorative erano valse a qualcosa.Il fine che giustifica i mezzi.La trattava con cura,lucidandola scrupolosamente ogni week end.Un pomeriggio di rientro dal lavoro si mise al volante per recarsi al supermercato con l'intento di prendere qualcosa che potesse fungere da cena.
si districò nel traffico e trovò una piazzola per parcheggiare sul lato di strada opposto a quello dove si trovava il negozio.Uscí dall'auto e fece per attraversare.Udií un tonfo secco che lo indusse a voltarsi.Una Chevrolet aveva un terzo del muso conficcato nel bagagliaio.Si avvicinò alla sua auto mentre l'altro conducente usciva illeso dal suo veicolo.Robert con calma gli chiese i dati dell'assicurazione.Il guidatore sbadato puzzava di j&b e fumo stantio.Guardò torvo nella sua direzione ed imprecò.Dopo averlo mandato al diavolo si rimise a sedere,e con un pò di fatica riuscí ad ingranare la retro.Robert lo fissò sbalordito,mentre una lacrima scivolava dal sacco congiuntivale.
provai una sorta di dispiscere nell'ascoltare la sua storia.La richiesta che mi avanzò era accompagnata da un tono deciso,seppur comunque calmo: il povero diavolo voleva arrabbiarsi.
dopo una vita trascorsa a chinare il capo,a non puntare il dito,vedeva nella rabbia la sua unica mancanza.Voleva vedere cosa si provava.Voleva avere ció che agli altri era concesso per natura,magari spingendosi anche al punto di pentirsi della stessa in un secondo momento.
lo accontentai,in fondo ne aveva il diritto.Ma col senno di poi mi sentii in colpa.
il mattino seguente Robert era a lavoro.Attualmente ricopriva un impiego statale,presso l'ufficio del catasto.Tutto era accaduto in fretta.Un cliente che occupava la fila aveva protestato per l'attesa,sostenendo che si perdesse troppo tempo li dentro,e la causa di ció era da ricercare nella lentezza degli impiegati.In un lampo il mio cliente aggirò la vetrata dirigendosi verso la porta,la aprii e fu addosso al tizio.Mentre lo sosteneva per la calotta della giacca gli urlò che se era tanto bravo potevano scambiarsi i ruoli.Un altro impiegato li separò prima che potessero venire realmente alle mani.Ma poco dopo Robert era stato allontanato dall'ufficio.Tre mesi dopo si trovava con l'acqua alla gola: con due mesi di affitto arretrato e nemmeno il becco di un quattrino.Si recò in una banca per chiedere un fido.La sua richiesta venne esaminata ma rigettata in quanto non disponeva al momento di garanzie atte ad estinguerlo.l'uomo andò su tutte le furie! In preda all'ira giurò al direttore,che gliela avrebbe fatta pagare mentre si apprestava ad uscire frustato.In effetti il conto venne pagato,ma da una  sola persona.
alfred tich uscí di mattina dal suo abitato con un ghigno stampato sulle labbra.Era il primo del mese,e ciò significava riscossione degli affitti dei tre appartamenti  dello stabile di sua proprietà.Quando si ritrovò a fissare la porta di quello del signor Swindon,l'indignazione si impossessò di lui.Quel tizio che all'inizio sembrava un tipo a posto si era rilevato,negli ultimi tempi,un cattivo pagatore,oltre che una persona scontrosa.Decise che nel caso in cui questi non gli avesse dato almeno una parte di ció che aspettava avrebbe chiamato la polizia.Suonò il campanello.Pochi minuti dopo il cinquantatrenne alfred giaceva ai piedi della tromba delle scale,con il collo rotto.
le indagini furono semplici.Il signor Swindon,primo sospettato dell'accaduto,ammise subito di aver commesso il reato.Nella sua confessione trapelava una vena di disprezzo.
nonostante non fosse un delitto premeditato la giurià non fu molto benevole nei suoi confronti.
forse influii anche l'assenza di rimorso ai loro occhi.se pure ce ne fosse stato, la rabbia lo avrebbe sicuramente oscurato.
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Bravo

il 22/02/2016 alle 20:09

Grazie

il 23/02/2016 alle 11:38