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Pubblicata il 22/02/2016
Alyce aveva 28 anni nel momento in cui varcò la soglia del mio negozio.Due grandi occhi castani lucidi,un taglio di capelli anonimo,come i suoi vestiti.Una donna semplice,forse anche un pò trascurata.
si guardò attorno con circospezione.Appariva spaesata e leggermente impaurita.
cercai di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori,con l'intenzione di metterla a proprio agio.
ma l'effetto non fu quello sperato.Una lacrima le bagnò la gote destra,alla quale ne seguirono altre,e pochi secondi dopo,il suo viso ne era colmo.
gli chiesi perché stesse piangendo e cosa l'avesse spinta ad entrare...
mi disse che,ovviamente,aveva visto l'insegna,(non tutti riescono a farlo,ma lei temo che non lo saprà mai) e sebbene fosse certa che si trattava di una trovata simile a quelle che spopolano nei luna park e alle fiere,non era riuscita a trattenersi,tanto era disperata.
aggiunse una ragione,che potesse giustificare quel pianto; e nel farlo mi raccontò molti dettagli della sua vita.Era grigia,come il suo cappotto,viveva sola in un appartamento in subaffitto,che riusciva a permettersi grazie a delle traduzioni che eseguiva,saltuariamente,per alcuni testi.Era stato difficile per lei allontanarsi dai suoi dopo il collage,ma aveva sentito il bisogno di farlo,doveva invertire una tendenza,in fondo.Aveva bisogno di credere che cambiando vita anche alcuni aspetti correlati ad essa sarebbero mutati.Ma si sbagliava.
da ragazzina era timida,un pò goffa e neppure tanto originale.Le piaceva un ragazzo,Jacob,che viveva a solo un paio di isolati di distanza da lei.Si era sentita strana nel momento in cui si era accorta di provare qualcosa,per lui,che nemmeno lei riusciva a definire.É un processo chiave dell'adolescenza: ci si ritrova a vedere i ragazzi e le ragazze sotto un altra luce.Se prima,infatti gli uni o gli altri erano tutto al piú compagni di giochi,e nel piú dei casi risultavano anche antipatici a causa delle differenze caratteriali tra bambino e bambina,di colpo subentrano i sentimenti,l'interesse,gli ormoni.In sintesi si cresce.La stragrande maggioranza degli adolescenti accetta la cosa e si limita a viverla.Alyce non l'aveva fatto.Si sentiva stupida e si ritrovò a scoprire un avversione verso se stessa di cui non riusciva a capacitarsi.Incrociava spesso jacob sulla strada del ritorno da scuola,e molte volte si era ripromessa di salutarlo.Passarono i giorni,le settimane ed infine i mesi.Quando durante una giornata di primavera vide un cartello situato al centro della sua proprietà che recava la scritta vendesi,capí che non l'avrebbe visto mai piú.L'insicurezza si andò appropriando di lei e crebbe col passare degli anni.
gli anni del college furono i peggiori.Era la tipica ragazza fantasma che i ragazzi non notavano.Al che si aggiungevano le risatine di scherno delle sue coetanee nei corridoi,rendendo il tutto ancora piú catastrofico.Non era brutta,ma non si curava minimamente del suo aspetto.I suoi capelli proprio non ne volevano sapere di stare a posto e gli occhiali con montatura vistosa non aiutavano.Il trucco per lei era un alchimia terribile,e l'unica volta che lo adoperò non fece altro che accrescere il chiacchiericcio e le risa.Da allora si promise che non avrebbe mai fatto piú nulla per piacere,non gli importava piú.Ma una cosa le pesava:la solitudine.
la mancanza di un amico,le prese in giro fatte con simpatia,i momenti no,gli abbracci.Aveva vissuto tutto ció solo per sentito dire,o perché vi assisteva dall'esterno...e le era sembrato bellissimo.
i balli di fine anno erano il suo incubo peggiore.Era solita fingersi malata un pò di giorni prima dell'evento per non doversi sorbire tutti i preperativi e i vanti delle sue compagne di classe.Ma era una scusa ridicola;e lei lo sapeva.L'unico invito che ricevette,era al terzo anno,portava la firma di Alfred mitchok,colui che veniva etichetto come il ragazzo piú sfigato della scuola.Non diede una risposta,il suo umore precipitò e si ritrovò in camera sua la sera del ballo.Si chiedeva come potevano essere vestiti i ragazzi che lei reputava carini,ma che non le degnavano nemmeno di uno sguardo,che atmosfera ci fosse.Si arrabbiò con se stessa per non aver colto quella misera occasione che la vita le riservava,ma in cuor suo temeva che se lo avesse fatto l'inferno sarebbe stato piú caldo che mai per lei,nei due anni successivi.
prese il diploma con buoni voti,trascorse l'estate con i suoi e nel novembre dell'anno stesso si apprestò a fare il grande salto.
era passato quasi un decennio da allora,ma Alyce non aveva avuto neppure qualcosa che si avvicinasse ad una relazione.Almeno che le serate trascorse col suo gatto di nome Muffin a guardare Friends non possono definirsi tale.
certo aveva se non altro un amica,Louise.L'aveva conosciuta al supermercato in cui era solita recarsi.Questa gli aveva rivolto un paio di battute,era simpatica,estroversa,il suo opposto in pratica.
si diedero appuntamento per un caffé e da li presero a frequentarsi.
fu la stessa amica a spronarla ad uscire con lei per fare nuove conoscenze,e seppur titubante si ritrovò ad accettare.Ma ogni volta che Louise si dava da fare, lei si chiudeva a riccio,iniziava a sudare e finiva col rincasare biascicando spiegazioni piú o meno approssimative.
ed eccola qui,da me,impaurita dagli uomini ma soprattutto dai suoi sentimenti.Incapace di amare,incapace di lasciarsi andare.
le diedi l'amore che cercava.Vidi il fuoco nei suoi occhi e quello che sarebbe successo da li a poco.Si innamorò follemente di un tizio conosciuto ad una serata con Louise.Era uno sconosciuto ma sotto le sue emozioni lei lo vedeva come il suo futuro.Lo voleva nel suo futuro.Si diedero un appuntamento.Era tutto cosí nuovo per lei:l'attesa,le parole di riguardo,le carezze inaspettate al ristorante.Lui aveva dei modi elaborati,da cui emergeva un passato ricco di esperienze.Ma ad Alyce non importava,da povera sciocca qual'era,era certo che tutto sarebbe andato per il verso giusto,che tutto era servito a farle incontrere lei.Ed ora lui sarebbe stato suo e viceversa.E cosí fu.
la portò a casa sua,la invitò a sedersi sul sofà e a bere un cocktail.Per la prima volta,da quando era venuta al mondo,non aveva paura,si lasciò semplicemente guidare in quella strana danza.Bruciarono insieme,e poi si spensero in un abbraccio caldo.Ma quando si svegliò trovò solo un biglietto con su scritto grazie.
si sentiva strana,si rivestí e torno a casa in attesa di una sua chiamata.Le aveva dato il numero dopo la cena.Non arrivò mai.
iniziò a non toccare cibo,si fece prescrivere dei sonniferi che l'aiutassero a dormire,e quando si ritrovò senza nemmeno le forze per alzarsi dal letto capí che per lei non ci sarebbe stata via di ritorno.L'amore faceva male,specie se quest'ultimo era a senso unico.Lo maledí con tutta se stessa,o meglio con quello che ne restava.E maledí anche il mio negozio.
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Benritrovato

il 22/02/2016 alle 19:10

Ottima prosa

il 22/02/2016 alle 20:09

Grazie Gpaolocci,sono contento di ritrivare la maggior parte di voi,che ho conisciuto all'inizio di questo viaggio,tutt'oggi

il 23/02/2016 alle 11:37

Grazie Sir,per la tua costante presenza

il 23/02/2016 alle 11:37