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Pubblicata il 12/01/2016
Come un tempo Mirò bambina pianse la morte

de l’animaletto dolce caro trastullo suo ecco

così udir io sento non da bimbi questo pianto

adulto e da lontano e queste sue parole canto:

“Non più da oggi vispa e curiosa dalla tana tua

piccola nella minuscola gabbietta lì nascosta,

uscirai cara dolce cavia amica peruviana,

bianco batuffolo peloso celati gli occhi in parte

il bel musetto il ciuffo arancio rosso e marrone un poco,

a prender dalle nostre mani amiche vuoi fresca lattuga

o basilico verde o poi di peperon un piccol piccol tocco,

né più a rosicchiar lenta o veloce quel caro profumato fieno,

che rapita fosti in cielo oggi da una dea pietosa che toglie

chi in affanno e sofferenza grave da tempo qui tra noi vi vive

e da lei portata alta lieve in luoghi dove pace eterna alberga,

non temer che mani nuove amiche, bianco e angelico il candore,

pronte già son a prendersi di te pronta amica cura oh amica:

e quanta tu vedi qui a te in dono celestial verzura e biondo fieno

dal sapore sì dolce certo sicuro come quello antico nostro !

due parole non di addio ma di ricordo eterno bianco batuffolo

caro peloso amico che da quel giorno lontan lì tu tutto spaurito

in gabbia e solo e triste sopra quel pancone di sagra di paese

tolto e d’amor subito tanto avvolto per breve ma intenso tempo

a rallegrare la nostra casa fosti e i vari giorni e i vari luoghi tanto

poi da un dì a ricevere e donar pure il sorriso della bimba nostra”
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Storia dolce

il 16/01/2016 alle 10:22

Sir Morris, grazie e cordiali saluti. ggc

il 16/01/2016 alle 10:30