C’è un che di assurdo
nelle mie parole
austere e scarmigliate;
un volo senza rete
un disperato traguardo
di giorni senza mete.
caracollano flebili
e s’arrestano frementi
in sillabe sfuocate:
trovano intonso spazio
nell’angusto pensiero
ormai privo di ratio.
affastellate in mazzi
si rincorrono grevi;
poi tra concavi specchi
si nascondono schive.
scrive sempre il [poeta]
l’amore che non vive.
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