M'arrampicai nel delirio del buio
su una montagna di pensieri neri
soltanto per giunger alla vetta
d'un insensato tormento ignoto
mi librai goffamente in volo
negli angoli di cielo infinito
attraversando i madidi orizzonti
della subdola proliferazione del panico
mi distesi su una coltre rovente
di soprusi ingoiati e d'angherie subite
per esultare nell'anonimo silenzio
d'un'imperscrutabile vittoria
abbracciai con percepibile tenerezza
un sembiante di lucida follia
per rinvenire insperatamente
il timido baluardo della ragione
sostai felice nei serafici recessi
di giorni assolati scevri di dolore
per assistere con i miei occhi di luce
all'esuberante apoteosi della natura
difesi nelle inerti stagioni dell'oblio
le mie innocenti perseveranze
velando lo spirito di romito viandante
con le mie stolte risibili utopie
l'infido presente è ormai fuori
dal mio sciatto controllo
poiché il tempo intransigente
non prefigge benevole misure
sfilano veloci e indifferenti
decadi senza infamia e senza lode
mentre le ore d'infausto supplizio
sembrano non avere mai fine
non giovano alla mia arsura di pace
taumaturgici calici di verbena
e non riesco più a creare antidoti
contro la bellezza del tuo veleno
e se domani avessi finalmente
l'occasione d'assurger a nuova vita
sono inadeguatamente consapevole
che giammai reciderò l'antico nodo gordiano
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