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Pubblicata il 26/10/2015
Che cosa ci sarà di più lepposo
d’un glitto verdenero e mallavetto?
non certo l’abbalasse dermasetto
e neppure un vil frangero barloso.

forse un’arsolle con il viso gnoso
che senza strigidare il filo netto
rifrosca e spinge il suo bruscamaretto
verso un trocchio di vita bastamoso.

di certo eran più trogli i barbaleffi
con magarre e bestarde disegnate;
ma senza alcamerazzi non si parte
e allora, disbussando le gramarte,
frallavano i progetti e le smerate
cullando divoretti e poltromeffi.
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Omaggio a Maraini, ed a tè che seppure senza nominarlo lo evochi.. Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto che bete e zugghia e fonca nei trombazzi fa legica busia, fa gisbuto; e quasi quasi in segno di sberdazzi gli affarferesti un gniffo. Ma lui, zuto t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi. F. Maraini

il 26/10/2015 alle 14:01

Effettivamente è un omaggio a Fosco Maraini, il padre della poesia metasemantica; quale segno della mia "humilitas" ho inserito nel titolo una c tra parentesi, tra la s e la e. Grazie, e buona prosecuzione di serata!

il 26/10/2015 alle 16:47

bravo :-)

il 27/10/2015 alle 15:33

Straordinaria propensione poetica! Complimenti.

il 01/11/2015 alle 12:35