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Pubblicata il 30/09/2015
Stasera, al conciliabolo degli Dei,
all'ombra di un lumen fioco,
terrò a pugni stretti
quei larghi fiumi d'antossanto ed àloe
che tanto ti erano cari.
E non dovrai stupirti se dall'alto
un osservatore cupo sognerà
lobi aderenti e la più dura madre
che adesso restano fissi, in verticale,
su questo buio fondo
che contiene le altezze
e le profondità dell'abisso.

Le tue parole di sempre,
il tuo aspro rancore,
la tua vana afasia e quelle difese
così tenute all'osso
schianteranno solo di fronte
a quattro mattoni mal chiusi.

Mai più mi innalzerò
sul tuo frac di sposa
e sui radi ricordi circonflessi.
Adesso c'è una forte sensazione luminosa
di un ritmo a strisce che fondono in cima.
Adesso c'è calma piatta,
il mare sprofonda silente.
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Molto articolata ed esauriente. Sir

il 01/10/2015 alle 15:35

Facile coglierne la struttura, di bella forma e molto elegante, più difficile afferrarne i meccanismi base; è certo che l’autore sente l’esigenza di una presa di distanza dal soggetto pur tanto amato.

il 02/10/2015 alle 09:55