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Pubblicata il 24/08/2015
Venticinque soldati greci antiqui

di Ivan Petryshyn

c’era un sergente
che aveva ventuno soldati greci antiqui,
a lui, hanno dato
quattro di piu’,
uno- molto dissobidiente,
l’altro – un po’ dissobidiente,
quello sapeva non solo il sergente,
ma anche il generale e il suo aiutante,
si leggeva la mente
del dissobidiente,
che voleva una vendetta
per non avendo ricevuto che avesse voluto,
e quell’ astuto,
molto sgarbato e brutto,
aveva portato il frutto
dell’essere male –
nella sua testa, volavano le farfalle,
nella sua mente – il disrispetto,
ed era fiero di essere rustico,
di violare le regole della buona condotta,
ed era meschino di su’ , di giu’ e di sotto:
“che ? va a piangere ora? Io non ti ascolto,
io non ti obbedisco e non m’ interessano le regole e le norme,
la mia coscienza dorme.
o, meglio, non esiste…
e, voi, soldati, avete visto,
come io sono forte? Che tipo dell’omaccio
io sono? Un vero eroe! Non devo ubbedire
a quello, che il serge vuole dire!”
ha accettato il sergente,
che il soldato fu fuori la mente,
che doveva fare una vendetta,
perche’ il suo stato fu protetto,
perche’ l’hanno appoggiato
il suo modo matto,
perche’ un sergente
e’ un niente
per uno che dice bugie,
per uno che non rispetta-
e’ un’immagine retta
dell’uno che ha la Potenza
ed un appoggio dei potenti-
il brutto fa dei venti
con la sua mente,
con la sua comportazione-
ogni sua azione
e’ stata permessa e progettata-
che e’ fatto, e’ fatto:
uno ha perso l’autorita’,
gli altri – la fiducia,
un dissobidiente – lo stato
per le azioni fatte ,
e solo un sergente
che amava la gente,
era dipressato
per l’armada matta.
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Interessanti versi riversati con tempismo e dedizione! Sir Morris

il 25/08/2015 alle 20:50

grazie! al Vostro servizio, MonSir

il 27/08/2015 alle 02:34