Che ci sia è inutile il limite nella volontà di capire
movimento eterno di marea lunare
disseppellendo conchiglie al tempo
nell’indifferenza della vita che chiede di morire.
un sepolcro a testamento per una vita d’amore
che si tinge di pioggia e di vento
una cascata di stelline segnate dall’ignoto
disegno d’echi d’umana armonia
su graffiti di solitudine in caverne di cielo
che ripetono alla luna: “si sopravvive sorella”
tra fiati rotti e lacrime ingoiate
il sole appare e scompare mai uguale a prima mai
seppellito il dopo nella fede del bambino
seduto in fondo al destino
che tira su col naso e piange il buio
dimentica la croce nel sacro memento di morte
scarabocchio su foglio bianco tra mani di vuoto
non più ali per il volo –sembra accettare- ma sassi per il sale
e una corda lasciata penzolare nell’assenza di senso
che scandisce nella morte il tempo di vita da sfatare.