Delicati sortilegi di musica planano in volo
archi melodici da un grammofono lento
febbricitante interludio di nostalgici sfregi
a sbrego diagonale d’infanzia amata.
colmo lo spazio vuoto fra ciò in cui essere
e ciò che divora il divenire nell’essere
e l’essere nel divenire, voce di solitaria aria.
s’increspa l’intensa opacità vibrante
gira a vortice frantumando a più riprese il silenzio
nerume muto al sordo pugno dell’estro.
desto! Il rimbombo si calma a larghe falde
ali di marmo nel gioco del gladio
respiro sospeso e profondo dal fragile ingoio
ho sul cuore il pianto della vita
e nelle vene il tempo svanito
una grande pace sull’orizzonte infinito
dalla devastante penna ai margini
mi invade come oppio la dolcezza
del sentire fremente l’armonia dimentica di fine
dove la luce va a spegnersi in intima estasi
irreale stasi a me così tanto cara e familiare .