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Pubblicata il 07/05/2015
Il sentire al piatto illanguidisce i giorni
mi mostra pietre tutte uguali
il grigio alla vanità rancido sgambetta
ballerina piroetta il talento al plauso
agghiacciante simulacro alla deriva
s’ allinea alla morte divora ogni anelito
e su quello che tracima filtra l’escluso
indietreggia al pudore d’esser nulla
con mani di preghiere instupidite di festa.
folli nient’altro e ciechi di vita dalla cenere ai piedi.
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Essere nulla laddove il plauso per il talento è prezzolato e non spontaneo, credo sia solo una benedizione. Quale immenso vantaggio invece nell'essere pietra diversa tale da rendere raro e ' vivo' il gioiello a cui senza dubbio la varietà da vita....il tutto con il giusto orgoglio e una serena fiducia. Così l'ho letta Rosi. Arlette

il 07/05/2015 alle 18:19

Non so se sia una benedizione laddove non c'è visione altrui se non la propria quasi infantile e vergine dell'arte intesa come dono e non bene mercificato sgorgante da uno pseudo dio all'altro... nausea per coloro che rinchiusi nel proprio ego seminano piante carnivore di parole! Testimonianza a eredità ma di chi? Grazie Arlette della riflessione donatami!

il 08/05/2015 alle 08:02

Arte intesa come dono Rosi, si; continuiamo a coltivare questa idea difendendola da ogni avversità. Che si parli di Frida, di un rudere attorniato di verde in un giardino fuori dal tempo o di una sensazione che nasce una sera di solitudine e si trasforma in tepore... continuiamo a coltivare il più bel dono che ci è dato avere. Con tenacia Rosi. Un abbraccio.

il 08/05/2015 alle 21:15

Sempre! Grazie Arlette! ^ ^

il 12/05/2015 alle 12:49