nel mio telefono da cinquanta euro
i miei social del mistero
tutto nella ressa più socialmente-asociale possibile
stanno lì i miei fottuti socialnet:
concerti e bar e cene per favorire
numeri buoni né alla cabala né alla pesca negli ospizi
c'era una volta una canzoncina:
"Partigiano ammazzali via!"...
tu che mi spari
pare si chiami rubrica:
imbottita d'amici d'osteria
d'amici passati
d'amici morti
d'amici e basta e pochi
e donne che non sognano ma sanno scopare
e donne che sognano e sono spaventate dall'amore psico-sessuale
quello che ho sempre saputo fare
si risolve in poche mosse
mai imparare a memoria quelle sequenze numeriche
e cancellare!
cancellare!
è rovo di rose da potare,
esperire l'accumulo non m'appartiene
sono l'abuso di ogni cosa
barro l'annientamento del sopruso
da una disperata vitalità
si spende la prosa del nostro vivere
sempre connessa la gente
a parte con sé stessa
famigliole festanti immortalate in facebook
e questi animali inventati in laboratorio
asserviti e domestici con i loro secondini in pose genitoriali
whatsapp per inviare all'amica un'altra foto dal mazzo
fumo una paglia
mentre tento di bere Refosco dal peduncolo rosso
in zona Isola nella Milano da evitare
isola che questa è, quella che c'è...
penso di istigare al suicidio il mio telefono
più che mobile
o potrei lasciarlo qui su questo tavolino...
come gli americani fanno coi libri nei parchi...
o gli animalisti che mangiano carne, l'estate coi cani ai guard rail...
rido sovversivo eversivo e per niente televisivo...
io
che
scrivo
come la voce di Mark Lanegan
ora,
metto in silenzio
il mio piccione coi tasti
da cinquanta euro
che mangia soldi anziché semi
e caga dai ripetitori...un po' del mio essere
e tutto di me finisce qui,
in appunti telematici
che pare chiamino poetare.