prati di nuova primavera, punteggiati,
nell’aria fresca del mattino,
da piccole macchie di agnelli e capretti
sporcate dai riccioli beige
di anziani abitanti del gregge,
riposano il mio sguardo curioso,
amante di bucoliche attese e scoperte.
gli alberi che generano frutti di avido succo
arricchiscono ogni giorno la chioma
del tenero verde, delicato acquerello
che mai mano d’uomo poté pennellare.
esplosione di fiori,
sui rovi che strappano le vesti e le carni,
sui primi rami vestiti da festa,
sui bordi di strada campana
divenuta d’un tratto regina.
nel tripudio di nuova stagione
mi accorgo che madre Natura
sa operare miracoli grandi
pian piano, silente e paziente.
gli incanti più belli accadono
là dove si abbatte il frastuono,
il clamore che disturba la mente ed il cuore
che toglie la pace nella frenesia
del concitato presente.
e l’albero che si riveste
non fa rumore,
e il fiore che si apre
non disturba l’orecchio,
e la foresta che cresce
non grida per annunciare l’evento.
mi accorgo che posso trovare
il senso più vero alla vita
in piccoli atti, minuti fatti,
umili pensieri, modeste faccende
che non ostentano niente di sé,
ma sanno parlare nel cuore
di un’armonia di amore
che irradia ogni parte di te.
elia incontrò il suo Signore
nel “mormorio di un vento leggero”
che dette al profeta la forza e il vigore
per annunciare Chi lo aveva chiamato.