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Pubblicata il 11/03/2015
A mostrar la piaga diserta la mancanza
narcotizza l’addio confinato al tempo
l’inevitabile deceduto e il suo declivio
affrancando l’oscurità d’un altro segno.
sii pietà d’essere, fraterno sfregio
silenzia il pianto, spoglia lo scenario
recidi il saluto caro all’adultero sacro
detrai l’assoluto dallo scevro ancestrale.
per quanto mostri i polsi con coraggio
sii banale pianto sulla bara sepolta
e non chiederti mai perché lo fai
perché tu possa scriverci ora anch’io
so che grazie all’empio conosco il peggio
al termine solitario del mio stesso cordoglio.
anch’io oso vederlo e cedere all’istante
l’eco dissolto nella verità pretendente voce
e le sue tracce lasciate a eredità di croce
anch’io lo intendo che credi ma è Tutto vano
solo morto capisci solo morto il per sempre
rinnovato vuoto percorso dall’immanente
mostra all’anima l’uscita dalla mente
a carezza verginale di chi pur strappa l’ala
con la grazia nuda e s’ostina a ricucir il giunto
rassegnato mondo che irradia il dio eterno
il suo amore, il mio, il tuo, il nostro
inizio e fine omaggio di questo vespro.
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