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Pubblicata il 16/02/2015
Il mio tempo, il solo prigioniero
gabbia, la pelle rugginosa assetata d’eterno
luce sul dorso lieve nel riverbero
deforme mutante argine d’essere.
il pallore colto di mille ortensie
imbianca la malinconica preghiera
funambolico filo dal perduto sentiero .
depone l’affanno ceduto al futile
l’indulto sogna l’approdo al fine
battezza lo spirito dal bianco destino.
si fa premio il morire e la franchigia
a cenni chiede scusa all’incauto slancio
addenta l’arroganza dalle umide ciglia
e poco importa se incalza il fato al pianto.
e’ pena d’amore, sviene lo scheggiato intero
l’eterno torreggiare sulle reliquie vive.
che siano quartetti d’arco armati
i nostri astri, violini di dolore tatuati
ascesi all’amore senza senso
e i nostri cuori fiori di campo
nel pianto del tempo.
poco importa il fluire distratto
non ha memoria
ma Lei la nutrita, la rinunciataria dal pacato gesto
lei la sola in risposta al falso solco
perdona il cedimento.
e’ speranza d’anelito orfano
libra in excelsis Deo marosi imponenti
e coni d’ombra dai turbati fermenti .
là dove s’intreccia l’espianto soffocato
è messa a dimora l’emozione scissa
là il colpo secco vibra, vivo di spettacolo arso.
e non rimane che popolare d’urla le gesta
immerse nel subbuglio d’imperituro evaso
perpetuo paladino del risorto.
recide l’anima l’ombra e le mostra la nuca
adagia il cuore arreso al sospeso
sull’ultimo foglio danzante distacco,
in poesia chiamata destino, l’ultimo divino.
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Una tela pitturata con colori fosforescenti che la rendono vivamente unica! Sir Morris

il 16/02/2015 alle 15:36

mi sono smarrita in quel funambolico sentiero di sentieri perduti...quanto mi piace il tuo poetare marinella

il 17/02/2015 alle 08:09

Grazie Sir! Marinella carissima...

il 22/02/2015 alle 16:06