Afferro il punto dove incrocio la mia vetta
l’angoscia vivida del seme sepolto
vitale innesto di miracolo e promessa
rintanando giorni nel solco dell’angoscia
a mani tese verso l’alto senza l’altro
nella tempesta d’una misera poesia
per il feroce piacere inquieto di bugia.
ascolto il vociare stellato dell’immenso
pulviscolo lunare d’anima mia in silenzio
accanto alla pacifica visione d’esserci
mentre l’oltre accarezza devota la mia notte
e narra la fuga invasa di maestria .
lei sola scrigno e alba al nuovo volto
arresta il tempo all’eterno mosto
ungendo attimi d’estasi e d’insidia
nella sorellanza con la casta pia poesia.
la maliarda onda furibonda assale
l’imminente atto dell’inesistenza vitale
stringe ora al morso la rabbiosa rosa
tenera puella che indugia a vita implosa
nel contenere emozioni morte e vive insorte
per essere incontro d’amore con la morte.
- Attualmente 3.25/5 meriti.
3,3/5 meriti (4 voti)