Restai sospesa
il filo della vita steso a un filo
con mollette di cristallo.
attraverso lo specchio dell’aria
il viso attraversò gli anni
e non s’impresse sulla lastra
passava tutto l’universo attraverso
le vele dei lenzuoli,
nel giardino della casa indaco
sui cui tetti d’ardesia s’appoggiava la luna lasciando orfane le figlie dei pianeti.
restai senza voce
l’anima si chiedeva perché e non seppi mai
che il Nulla è l’essenza
e non si può chiedere alla marea il perché del suo respiro nella sera,
o al cielo il suo divenire mantello del giorno
alla Poiana il gioco lieve sopra il vento.
restai incantata,
immobile ombra
e nel perdersi degli occhi al di là dell’orizzonte,
nel sollevarsi del corpo di là dal divenire statua immobile
attesi il canto dell’Allodola.
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