La storia infinita di cielo e mare
di guerre e furori che non si possono fermare
del gelo che del fuoco si pasce
e della morte che dalla vita nasce,
e come la tempesta che ulula fitta
nel mare dove sì veloce Poseidone l'aizza
così prosegue lunga la via dolente
che del cuore soppianta la mente
e che stride come arpia dannata
dalla paura e dalla brama generata.
come fanciulla sfigurata
dalla chioma fulgida e ramata
così la nostra terra nella polvere langue
e i fiumi sono vermigli di sangue
e il vento che soffiava ameno
ora solo di morte è foriero
come i canti attorno al fuoco
narrati da verbo ormai roco
mentre di lontano echeggia
dei tamburi il canto di guerra.
quei nemici sono crudeli e forti
ci narravano coloro che ora sono morti
presto imbracciamo archi e spade
le voci dei sovrani colmavano le strade
difendiamo dai bruti i nostri confini
da quei lupi che sono ormai così vicini
ma era polvere la gloria promessa
e non di quei nemici la rabbia repressa
così si attacca chi davvero non voleva male
per questa storia non esiste morale.
svanisce la bruma del mattino
mentre il sole si fa più vicino
ma rimangono i corpi abbandonati
nelle fitte brughiere e nei campi arati
si trascinano i feriti e i morenti
come lapidi in cimiteri cadenti
e da quei popoli ora nemici i prigionieri catturati
a lungo rimpiangono i giorni spensierati
mentre languono in tetre prigioni
e il morso feroce sentono dei bastoni.
su questi fogli gialli e consumati
scorrono i miei detti alla verità incatenati
per non dimenticare e più rifare
ciò che ci ha portato a capitolare
del vincitore nemico sotto il giogo
come di un animale feroce nel covo
siamo sospinti verso la morte
che non conosce né barriere né porte
e di noi non lascerà che rovine
mentre del nostro reame giunge la fine.