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Pubblicata il 07/08/2014
Ho sognato il latte nero della notte
diluirsi nel pianto stellare
d'un giorno di preghiera senza la preghiera
Il colle di luce che ospita la foresta
partoriva un'ave Maria di musici
e un cielo di ori e porpore di nuvola;
lui, lì in prima visione
a guidare come il maestro la sua orchestra,
la voce del nuovo suono
per l'animo che risveglia il passato nel futuro
e muta le immagini solo per mostrare
La tomba era una tromba in grida,
grida di vita che si trova e che si porta
Il sasso era un basso in pulsar,
pulsar di vita che si scova e si porta
La vecchia casa per ospitare
la mente era aperta;
ma diluviavano i temporali sulla fatiscenza:
i percorsi dei sorrisi e dei silenzi svaniti
e il cemento, armato di solitudine e freddo,
era il nuovo signore d'un presente instabile
Nelle stanze desolate della cultura
erano entrati sette uomini, in russo
sette volte han sparato, ma non sperato
che noi tre grandi piccole vite mute
destassimo il disio della rinascita
Il caos preparava la fuga e la creava:
la distruzione per la creazione,
la fine per l'inizio e il viaggio per la fine
e il ricomincio
La notte si era versata ancora una volta
e ancora una volta eravamo vivi,
ma soli, a unirci ancora il desiderio della verità
e un libro ermetico di mitologie estranee
di note misteriose per i misteri insondabili
parole nere di un mondo nero
e figure costruite per un luogo fittizio
ma tanto vero da essere esistito
tutto un mistero quel misterioso ermetico
- Il passato aveva risposte più facili -
le prime della vita e le prime nella morte,
che ci assalì con scherzi da brigante
al nostro tentativo di tornare all'inizio
dove saremmo rimasti ignari di tutto
e più liberi di non immaginare le prigioni
che costruivamo per le nostre catene
Mi voltavo attirato da una luce fioca
era lui, nella destra il libro
con la sinistra il dito nel cielo
e il cuore aperto s'un tavolo
inscritto nei cerchi di un'eternità infinita;
gente viva innanzi a lui a rubar parole, no
a vivere le parole, il verbo puro
l'essenza pura della luce che cresce
nel ventre della penombra umana
le leggi del cosmo e del mondo
extrasensoriali e innati nel luogo,
immanenti nell'animo, passi sul corpo
trascendenti nel vero suono dell'ignoto:
- Tu vedrai, non capirai , ma saprai e dirai -
Il verbo, la parola, la madre e i figli
negli occhi del padre e del sogno
noi tre uniti in uno e in uno divisi per tre
nella sinistra del cuore d'oriente
che si apre alla voce nuova e vera
e ti schiude dal silenzio della notte nera.

.A.G.
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Sei grande! Buon fine settimana. Alessia

il 08/08/2014 alle 15:26

Grazie ale, questa è una poesia davvero importante per me, non è immaginazione non è puro esperimento è qualcosa di più...grazie, andrea^^

il 10/08/2014 alle 23:47