Il verbo d'estate è una parola troppo piana
da ritenersi per una bufera lontana,
per la stagione del gelo e della melagrana.
Malgrado una cicala o l'upupa che avanza
questa estate non sveglia la stanza,
né muove una suadente e macabra danza.
Allo sfumare incerto d'un cielo strangolato
giunge una donna al sogno sfasato
e si riprende l'amore, l'amore che m'ha dato.
Non concede fine a me perduto innamorato
mente un bacio a l'animo ingabbiato,
e ancora s'allontana in un calore mai fatto.
Io, che so tessere una melodia assai piana
da stendere su di una bufera lontana,
sono per la stagione del gelo e l'erba rada.
Malgrado la nebbia e un merlo che scappa
quell'inverno non schiuderà la cappa,
e avrà suono di fumo legnoso che si spacca.
.A.G.(Agosto 2012)
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