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Pubblicata il 10/06/2014
spruzzi di nebbia dai tombini neri,
aghi di pino e fruscio di abeti
dai grattacieli,
dalle nubi di vetro un fascio di luci,
sotto i piedi senz’erba,
un crack di noci
e il trapianto di spade
tra le mani
di statue,
una rivolta di nani
da giardino nelle cave
di Spartaco, un suono di lira
dalla collina, adorna le braci
di una Roma in rovina.
un euro rotola dalla cabina
lo segue coll’occhio un bambino
ruotare verso un tombino,
allunga la mano di botto,
gli cade il gelato, ma l’euro
è scappato, caduto tra i fiumi
di whiskey e di benzedrina.
ha il cuore gelato,
il figlio della velina,
traversando le ore più tristi
davanti lo specchio
è un duellare di cisti
con la cremina dall’odor
di starnuto e colostro equino,
di paglia, di Atene, di Sparta
e di rosmarino.
che penserà la mamma poverina?
se il figlio somiglia
a un Picasso
dopo un ripasso di china?
dalle gole fumose del centro,
eroi da parcheggio ci danno
il biglietto e l’esempio
d’un viaggio terreno
all’inferno.
l’arbusto di ferro
contiene una rosa caduca
e già morta,
fioriscono accanto lattine
di coca e più in là
dalla porta, tra il rombo
di freni e motori, fugge
si accascia e si strugge
l’assolo di tromba
degli ascensori.
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bella bravo :-)

il 10/06/2014 alle 19:14

scorrevolmente vita,un saluto

il 10/06/2014 alle 19:29