ho bisogno di drenare un po'
di quest'enfasi da attaccamento
al rituale quotidiano;
di solito mi affaccio perentorio
a sputacchiare sulle linee di
auto posteggiate, nello spazio
che una marchesa villana ha comprato,
per farne ufficialmente un parco attrazioni privato per i bimbi del quartiere.
invece lei, la filo-russa, si è dapprima innamorata del doblone isterico delle
banche, e poi ha spremuto la carcassa
di un ingegnere edile, membro della
giunta comunale.
così i bambini vanno a giocare
nello spiazzo a pochi passi da
una discarica liquefatta, dove ad accoglierli ci
sta una scritta scarnita che un tempo
recitava;
"quivi costruiremo il parco giochi
samarcanda".