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Pubblicata il 12/03/2014
Il poeta-persona sbadiglia ignoranza,
guarda alla luna da dentro la stanza,
diventa falena
e le parla, per un momento rapito,
quasi convinto d'esser stato capito,
quand'è piena.

poi si lancia nel sole e non muore,
vola nel tempo, distante anni luce!
senza riuscire a tornare dal cuore
senza una stella che ve lo conduce.

arcobaleno di colori,
hai svelato il tuo mistero
coi tuoi vapori,
sapere del giusto valere dell'acqua.
impresso col dito sopra lo specchio
è udito dall'occhio senza macchia
l'urlo nel tuorlo dell'uovo di Pasqua.

nel quadro disegnato sul muro,
giù nel vicolo dei colombi bianchi,
l'uomo è un cagnolino ubbidiende.
siede sereno, è fedele
al suo padrone Ezechiele
e alla vita che apprende.

riempie il suo mondo di vuoto, lo espande
all'infinito, e ancora più grande,
ed il sole la vita costringe all'istante
da più distante, a più ignorante.
il cagnolino-persona è creato da Dio
ma non ne ha somiglianza,
è fatto di pura ignoranza
e con nessun fango
a dargli sostanza.

non si dissolve, ama prima se stesso
poi il prossimo suo, se come un riflesso.
d'alba nasce,
di luce cresce,
poi sera raggiunge
e il boia lo munge.

john quando vede, è il silenzio che parla;
john quando guarda è il pensiero, e racconta.
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