Quando bussai l’uscio era aperto
e mi parve che l’intero universo fosse appostato
in attesa d’essere preso.
le stelle cadevano come acquazzoni.
una cagnetta m’orinò sulle scarpe.
non sapevo più dove girare lo sguardo:
albicocche di qua, susine di là!
carrette di meloni trainate da sei paia di buoi!
carrozzine con piccoli sdentati.
chiocciole appese a ramoscelli.
vetrine d’incanto ammiccanti primizie.
primule sparse. Taglialegna. Affettaverdura.
stivaletti in puro vitello.
porcelle, sacrosante porcelle, pronte ad alzar le sottane.
pupille inquiete immerse nel curioso stupore.
sirene-squillo in onde piatte.
vettovaglie per eserciti di malamucchi in fregola.
armate d’accademici stinti
nell’espletamento delle loro funzioni primordiali.
bicipiti gonfi, lustri di vasellina.
marchettari con la carrozzeria corrosa.
una mappa in pergamena antica scoperta in qualche baule: Quattrocento passi
quindici piedi
ventisei calli d’annata
sotto il grande faggio, ad est del prato gobbo
quando la luna s’accascia sopra il concime
e l’usignolo piscia la sua nenia allo sparviero estinto:
scavare tra i sassi fino all’arenaria grigia
lì c’è il tesoro!
tesoro, quante monete d’oro valgono
le tue vesti di percalle?
tesoro, ti ho attesa in tutti gli angoli della terra
turbinando in tondo tra cubetti di ghiaccio e piramidi volitive
ed erano trascorsi soltanto cinque minuti
dal nostro primo incontro ma tu
tu non c'eri.