Felici per una discesa non troppo scoscesa
quattro piedi saltavano da un sasso all'altro,
c'erano i resti delle fiumane di una recente primavera,
tutt'intorno cicale tra profumi rinsecchiti
e resti di pasti frugali a tutte dita consumati.
ogni tanto uno sfiorare di mani quasi increduli
due risate per ricamare l'imbarazzo
la voglia di incidere eucalipti
i capelli al vento di scirocco annodati.
questa delizia è già rigata
da un addio incedente
nella notte da ebeti sulla torre
dove i sempre e i mai
vengono così facilmente
ora, mi sembra sotto il novilunio,
un abbraccio davanti a un rombo di motore
tu e i tuoi occhi liquidi e sorridenti:
“Dai che è tardi e a mezzanotte nasce un giorno come tanti”.
io, due palpebre sussurrate con l'espressione indecente
di chi sa che così
non ci saremmo più incontrati.