Generosa come un fustello
di grano, dimenticato al
sole.
Ti sciogli nell'ombra della
platea raccolta, il cembalo
piegato a rifinirti la voce.
Che scioglie l'imperitura dote
di una corrente di fiati.
Che segue la memoria della claque
nelle poltrone già assiepate.
“Una fotografia” resta incisa
nell'amarcord di note lente,
discese dall'armonia di terrazze sparse,
in attesa del tuo planare nella loggia
dei cantori.
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