Mary Ann è uscita dal sonno:
alti fumacchi d'alba
si sospendono
sui lunghissimi camini
ed i pastelli acquosi
di un nuovo giorno
striano limoni cromo
sull’incendio postumo
di fabbriche verticali.
la figuretta imbacuccata esce
dal ragnatelo di una notte
profonda come il cuore cucciolo
di noi glabri nipotini
e sale quel malmosso pavè
intersecato d'orina.
trotta la stanza in frenetici contorni,
danzano janare e aromi adorni,
salta, rimbalza nonna Mary
lungo il perno della seggiolina
ed i botti e i guizzi di Carnevale
imprimono orbite imparziali
al suo trono che varca,
oltre la soglia di tante notti insonni.
intanto, il folletto avvampato
e sorridente del Thermogène
zampetta a vuoto una reclàme
di perduti Caroselli.
poi risale la rete.
(per i primi, bellissimi anni della rai, e non oltre)
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