Già iersera Canidia
nel ceruleo tramonto
spargeva pomi di cedro
su un venefico ammanto
cantando, con Sagana Maggiore,
i ritmi e le cesure
di una stagione
che non scorre.
noi viviamo
nel ricordo di ciò che saremo.
io vivo, Canidia,
sperando di ritrovare
dentro il muro guasto
di questo tempo cadenzato
le perdute leggerezze.
ho paura Sagana,
del mio e del tuo destino,
quando il gigantesco
organismo Universale
rigetterà ai confini del cosmo
le conchiglie vuote
della nostra illusione.
adesso è l’ora
di respirare luce.
l’ora viene adesso,
è in questa luce,
e tutto ciò che resta
è solo acqua e sale
ed un reflusso d'emozioni.