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Pubblicata il 15/12/2013
Vesti nere immobili nel fango
e la paura nella costruzione cadente.

diana, quando cadrà la porta
alle mie spalle?
quando cesserà
questa pioggia là fuori?

per quando il silenzio
si innalzerà liquefatto
sulle aguzze inferriate
nell'ultimo singulto al cielo?

io che sono già dentro
io che conosco in volo tondo
la volta senza più contorni
non ho pausa
per le code svolazzanti
del mio Abito Morto.

se il cielo andasse al tempo
ed in capovolgimenti
e cariole musiche
adesso avrei la volta come conca
ed i Pensieri,
lì vecchi da secoli,
sarebbero affreschi
sotto i miei piedi.

lampi, luce e ancora più luce,
il mio corpo rotto di pioggia
verrà a prendermi e fissarmi
come galleggiante pupazzo
contro il cielo liquido che sfarina.

adesso, all’alba si arrampica,
il campanile è suo.
sulfureo ed in grani
sarebbe caduto sul rame
e con il rame ancora caldo
rido della libertà
che ho respirato cadendo,
adagiandomi nella sabbia,
piano.
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La tua migliore... anche se è troppo presto per affermarlo: sciolta, composta e scorrevole!

il 15/12/2013 alle 18:15

grazie Sir, da giovane apprezzavo l'arte barocca, adesso comincio ad orientarmi verso il chippendale!

il 15/12/2013 alle 18:42