Solitudine,
coniatrice di lacrime da spendere,
tra i mercati di emozioni mai consumate,
quanto vorrei fossi soltanto,
una mutevole trasfigurazione,
di questa collisione chiamata realtà,
e non il suo volto perverso,
che guardo negli occhi,
finestre sul vivido soffrire,
di quell'evanescente oblio,
di speranze pulsanti,
abbandonate al tempo,
dai miei sentimenti viandanti.
indistinto oramai anche l'eco d'ogni respiro,
esausto abdicante pronto a dire addio,
bramoso d'essere l'ultimo rintocco,
d'una marcia d'infinito dolore.
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