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Pubblicata il 05/12/2013
In fondo al brusco gemere
di saline innevate,
sta riversa la bontà di un airone
osannato.

non migra più, vive di essenziali
canicole che gli tolgono il fiato,
e vola fendendo maree che gli
torcono il becco scavato.

nella cenere di pietruncole tese
a proteggere castelli d'arenaria,
ogni tanto una bambina, di quelle
con le trecce ancora lavorate,

s'insuperbisce e gli lancia contro
listoni di sassi, che lo fanno ricadere
come un bianco magnete nella radura
spalmata.

dov'è l'airone? Dov'è il guardiano dei
nostri acquitrini?
nessuno lo ha visto, qualcuno osa dire
si sia rintanato in una stretta fessura
per grilli.
la bambina fa un altro torrione, e vi
poggia una piuma rimasta per caso
nella sabbia macchiata di rosso.
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Sì, direi piacevole! Ciao, Paolo!

il 05/12/2013 alle 15:20
Jul

Una descrizione poetica affascinante...

il 05/12/2013 alle 20:37

Triste e dolce, una favola metaforicamente non così inconsueta. bello anche il contesto immaginativo. Complimenti per la tua scrittura in generale.

il 06/12/2013 alle 09:49

in effetti rileggendola l'airone sembra un albatro più annuvolato. Ciao Lys, Sir e Jul..

il 06/12/2013 alle 12:08

parole inserite in un contesto che mi e'molto piaicuto marinella

il 06/12/2013 alle 19:34