Dai bordi delle mezze vie,
di trascorsi recitati sulle
rampe di scale scese sempre
in fretta,
adesso porto via il mio gancio, e
il ricambio delle mie bobine,deluse
e un po' impudenti.
ho fracassato cigli di strade
credendo che si aprisse una
magica atlantide, invasa da
turbinii di serapei che denudassero
l'amore, il gioco, che inventassero
nuovi cicli da ribaltare.
ma al passaggio dei monaci sordi
ho capito che la condotta non
sarebbe bastata, che l'abito dei
cieli si appiccica alle balaustre
dei rospi assoldati per riscuotere
l'oro dalle paludi, dalle villose concessioni che si fanno alla più triste notorietà.