Un dì di novembre all’imbrunire
m’accorsi della Vita che scema
e dell’esistenza il sentire
che la barca del tempo rema.
da tanti pensieri rapito,
ma da nessuno mai atterrito,
della morte il pensiero mi sovvenne
e mi svelò che nulla è perenne.
sparì fanciullesca illusione
che l’anni spensierati alimenta
dell’immortalità la cognizione
che la giovane età rammenta.
e fu novembre il mese
ai defunti dedicato
che mi rese palese
il destino all’uomo dato.
non vendemmia né mietitura
che il contadino in altri mesi cattura,
non Pasqua natale o capodanno
che contenta la gente fanno,
non carnevale o Ferragosto
che al divertimento trovan posto,
al Livido Mese si sposano.
solo l’ultraterrena riflessione
dei defunti che sotto terra riposano
in novembre trova definizione.
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