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Pubblicata il 24/10/2013
rotondo pasciuto paffuto
grufolavi tranquillo nel recinto
dopo essere stato generato da tua madre:
una scrofona di 100 kili.
avevi un sacco di fratelli e sorelle
e con loro litigavi come un matto
per garantirti il capezzolo della vita,
e se qualcuno provava ad allontanarti
urlavi come un forsennato, come se ti avessero sgozzato.
giunta l’età della ragione fosti contento
d’essere stato carcerato in 30 metri quadrati,
in fin dei conti ogni tanto ti facevano montare
qualche porcellina per continuare la specie
ed inoltre ti davano da mangiare:
succulenti ed abbondanti leccornie versate
regolarmente e periodicamente nel trogolo.
tu avresti voluto mantenere la linea,
ma non riuscivi a resistere ed al di là del cibo
ti chiedevi per quale motivo gli umani
fossero così solleciti a nutrirti:
rimuginavi e rimuginavi ed alla fine
la coda obbediente ai lambiccamenti del cervello
si trasformò in un punto interrogativo.
quesito appunto, punto interrogativo,
mistero, che ti attanagliava le meningi
e che forse, pensavi atterrito,
ti saresti portato nella tomba.
ma poi, quando ti portarono sullo scannatoio
capisti che i tuoi interrogativi
non avrebbero avuto una tomba ove giacere,
e le stridule urla che tuo malgrado esalasti
quando il coltello affondò nella carotide
furono più che giustificate perché non
c’è sepolcro ove possa riposare un
porco.
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Corposa

il 25/10/2013 alle 08:40

w i vegetariani.

il 27/10/2013 alle 03:11

francesco , ti adoro, mi sei mancato. ironica tristezza disperata, merce per pochi. un finale solenne con parola incombente fuori dal dizionario politcheso

il 29/10/2013 alle 21:50