i morti sostano nel silenzio delle nostre porte
guardandoci lottare contro la vita che ci dorme accanto
lievi si evolvono al di là di noi
non li conosciamo.
nuovi nel mondo segreto vivono tacendo
nell’ombra delle nostre ombre c’inseguono parlandoci
i morti non ascoltano, i loro orecchi odono i desideri
ma non vogliono inaridirli spiegandoci l’effimero
essi muoiono ogni giorno sulle ombre delle nostre porte.
non si chiedono di noi e ci passano accanto accarezzandoci
lasciandoci credere che sia caduta sulla nostra guancia
una piuma di colibrì
così azzurra che non sembra sia morta.
Sono nelle foto passate, sorrisi di fantasmi scoloriti
ci sovvengono qualche volta, nelle grigie sere d’autunno,
quando pensiamo che un giorno anche noi sosteremo,
attendendo dietro le pesanti porte del tempo.
Sono le persone che non camminano, non hanno parole da gettare
Solo i loro sguardi giungono remoti, nella nebbia si mutano in luce
e si fanno da parte se sostiamo presso di loro, gentilmente distanti.
Gli scomparsi, i mai vissuti, i divenuti aria.
Hanno corpi pesanti di parole marmoree,
per ciò che non vogliamo sapere e copriamo con rose bianche.
Scordiamo i nomi, essi non ci sono, non abbisognano di fiamme,
solo picchiano con nocche leggere quando il vento ulula dei nostri errori
e se all’improvviso alziamo le mani nel buio allora li tocchiamo,
lì, nelle tenebre della non conoscenza, allora essi parlano.
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